Giurisprudenza annotata

21.8. CGCE, sentenza 10 ottobre 2009, n. C-196-08


Abstract


La Corte di Giustizia si pronuncia sulla questione pregiudiziale sollevata dal T.A.R. Sicilia in ordine alla compatibilità comunitaria dell’affidamento diretto a società miste nelle quali il socio privato sia stato scelto con gara. Il giudice comunitario afferma che «Gli artt. 43 CE, 49 CE e 86 CE non ostano all’affidamento diretto di un servizio pubblico che preveda l’esecuzione preventiva di determinati lavori, come quello di cui trattasi nella causa principale, a una società a capitale misto, pubblico e privato, costituita specificamente al fine della fornitura di detto servizio e con oggetto sociale esclusivo, nella quale il socio privato sia selezionato mediante una procedura ad evidenza pubblica, previa verifica dei requisiti finanziari, tecnici, operativi e di gestione riferiti al servizio da svolgere e delle caratteristiche dell’offerta in considerazione delle prestazioni da fornire, a condizione che detta procedura di gara rispetti i principi di libera concorrenza, di trasparenza e di parità di trattamento imposti dal Trattato CE per le concessioni». Sarebbe del resto disincentivante, sia per gli enti privati che per le autorità pubbliche, ai fini della costituzione di partenariati pubblico-privati istituzionalizzati, imporre il ricorso ad una doppia procedura, in primo luogo, per la selezione del socio privato della società a capitale misto e, in secondo luogo, per l’aggiudicazione della concessione a detta società.

La sentenza della Corte di Giustizia conferma dunque che il modello delle società miste, per come teorizzato già dal Consiglio di Stato nel parere n. 456 del 2007, poi confermato dall’Adunanza Plenaria nella sentenza n. 1/2008, è effettivamente utilizzabile dagli enti locali per la gestione dei servizi pubblici.


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