Le informative antimafia come strumento per la legalità e la trasparenza: presupposti, discrezionalità amministrativa e sindacato del g.a.
Abstract
Quello delle verifiche antimafia è un tema di particolare rilevanza nell’attuale situazione congiunturale dell’economia nazionale, caratterizzata dai primi timidi segnali di crescita dopo anni di terribile crisi economica.
Un efficace sistema di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore degli appalti pubblici è, infatti, essenziale ai fini di un recupero del nostro Paese nella graduatoria internazionale che misura l’indice di corruzione percepita - nel cui ambito rientra anche il livello di trasparenza del sistema di affidamento delle commesse pubbliche - elaborata dalla ONG Transparency International, nella quale l’Italia si è collocata al 73° posto nel 2012.
Con la legge Severino (l. 190/2012) , i decreti legislativi attuativi (in particolare il d.lgs. 33/2013) e il d.l. 90/2014 - che ha attribuito incisivi poteri in materia all’ANAC - si sono registrati i primi passi in avanti dell’Italia nella citata graduatoria internazionale che, al termine del 2014, vede il nostro Paese al 69° posto.
Tuttavia, ulteriori e più decisivi passi in avanti sono necessari proprio nell’ambito delle infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici.
Uno sforzo in questa direzione è importante non solo in una prospettiva interna ma anche in una prospettiva internazionale, per favorire l’afflusso di capitali esteri nella nostra economia, spesso scoraggiati dalla poca trasparenza e dall’elevato livello di corruzione presente (e non soltanto percepita) nei meccanismi di affidamento dei contratti pubblici.
Ecco, quindi, che il tema delle verifiche antimafia si salda perfettamente con le politiche in materia di prevenzione della corruzione ed affermazione della trasparenza amministrativa.
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